Bologna 1910. Villa Spada, teatro dello scandalo degli orecchini

Nel dicembre del 1910 nella sontuosa villa dei principi Spada, fuori porta Saragozza, avvenne un fatto, a dir poco, increscioso che non interessò però la famiglia Spada; infatti il proprietario dell’immobile e del suo splendido parco, Federico Spada Veralli, viveva già da quattordici anni a Napoli anche se «nessuno aveva mai occasione di vederlo». La sua era una «originale figura di gentiluomo».[1]

Ossessionato dall’idea fissa di evitare i contagi, non usciva quasi mai di casa. Del suo vasto appartamento al Chiatamone – racconta il Giornale d’Italia – occupava una sola stanza il cui mobilio consisteva soltanto del letto e dello sgabello. Accanto al letto, un rubinetto d’acqua scorreva in continuazione, pure di notte, perché il principe, anche svegliandosi durante il sonno, potesse lavarsi le mani. Nessuno poteva stringere la mano al principe o consegnarli alcuna cosa. Le lettere e i dispacci venivano aperti dal cameriere e fissati a un chiodo ove il principe li scorreva senza toccarli. Gelosissimo della sua camera, la teneva sempre chiusa portandone la chiave sospesa al collo mediante un laccio. Non usava né scarpe, né calze e camminava a piedi nudi e galoche. Allorché viaggiava, portava seco una valigetta di cartone, della quale si disfava al ritorno. A parte queste manie, era intelligente e colto. [2]

Altro clima si respirava nella villa di via Casaglia, affittata già da alcuni anni a un ricchissimo dignitario egiziano, Hussein Bey Cheriff, del fu Aly Pacha Cheriff, nato al Cairo. Costui trascorreva alcuni mesi all’anno nella villa con la moglie, di origine bolognese, Emina Pini. Il fatto increscioso avvenne venerdì 23 dicembre, quando la signora Cheriff, in assenza del marito, decise di invitare alcuni parenti e amici.

Durante il pranzo la signora ordinò al cameriere due ova fresche che ella suole tenere nella propria camera, ma il cameriere fraintese l’ordine e si recò nella camera ad avvertire la cameriera Angiolina Badiali che la signora desiderava un paio di orecchini di gran valore. La cameriera gli consegnò infatti un paio d’orecchini del valore di 28.000 lire, ma quando il cameriere li ebbe presentati alla padrona, si chiarì l’equivoco sul quale dai presenti si fece una risata. Il cameriere riportò allora gli orecchini alla cameriera e questa li collocò in un tiretto del cassettone e non nella cassaforte della signora della quale ella ha spesso la chiave, essendo donna fidatissima.[3]

Tutto – particolarità della signora ed equivoco del cameriere a parte – sembrava essersi risolto per il meglio. Nei due giorni successivi non si registrarono particolari avvenimenti.

La Badiali notò che nel cassettone non vi erano più gli orecchini, ma non vi fece gran caso, credendo che li avesse ritirati la padrona. Ma ieri [25 dicembre] la signora, essendo di ritorno il marito, volle adornarsi dei magnifici gioielli e li chiese alla cameriera. Questa rispose che non li aveva, e allora la signora fece ricerche nella cassaforte, ma non rinvenne i desiderati orecchini e ne fu addoloratissima, trattandosi, oltre tutto, di un ricordo di famiglia.

Cominciarono così le ricerche delle gioie scomparse. Si guardò ovunque inutilmente.

Fu data denunzia del fatto alla P.S., la quale iniziò subito opportune indagini. Un funzionario si recò a villa Spada per un sopralluogo che però riuscì infruttuoso e nel pomeriggio d’ieri chiamò nel suo ufficio il cameriere e la cameriera, quelli che avevano visto la sera del banchetto gli orecchini. Dopo lungo interrogatorio, il cameriere fu rilasciato, mentre la cameriera fu invece trattenuta ed inviata alle carceri di San Giovanni in Monte. Quando a villa Spada si apprese l’arresto dell’Angiolina, fu una sorpresa generale: più di tutti ne risentì dispiacere la signora, che tiene da due anni al suo servizio l’Angiolina e non ha mai avuto a sospettare di lei.

Ma era stata davvero Angiolina? Il dubbio da una parte e la convinzione della correttezza e onestà della donna portarono a una decisione.

Il bey stamane [26 dicembre] si è recato in città, e, per desiderio della moglie, ha chiesto ed ottenuto dalla direzione delle carceri di San Giovanni in Monte, ove l’Angiolina è stata rinchiusa, una camera a pagamento, dichiarando anzi il suo desiderio che alla cameriera venga somministrato un vitto speciale. Non si sa ancora con sicurezza se si tratti di furto, ovvero di smarrimento.

La notizia arrivò alla stampa nazionale ma per sapere la fine di questa storia dobbiamo attendere ulteriori approfondimenti. L’Angiolina è colpevole? Con questa domanda vi rimando a un prossimo aggiornamento con la risposta al quesito.



[1] Riviste e giornali, in «Corriere della Sera», 25 marzo 1921, p. 3.

[2]  Ibidem.

[3] Un paio di orecchini di 28.000 lire scomparsi alla moglie d’un bey a Bologna, in «Corriere della Sera», 27 dicembre 1910.  per questa e tutte le note successive.