Comète, il "villino automobile" del barone e della baronessa di Sennevoy

Nel novembre del 1907 - in piena «smania automobilistica» seguita alle due inaugurazioni a Parigi e a Londra, a distanza di un solo giorno l’una dall’altra, dei saloni dell’automobile – trova spazio sui giornali italiani un accenno al singolare «vagone automobile del barone di Sennevoy, un magnifico home-car con cui egli e la baronessa viaggiano attraverso l’Europa giorno e notte come in uno sleeping-car e dopo aver visto molti luoghi, si preparano a girar il mondo sul serio, senza obbligo di sottomettersi agli orari ferroviari e con una rapidità che essi cercherebbero invano nelle ferrovie di certi Stati».[1]


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«La palazzina automobile: l'ora della siesta innanzi alla carrozza abitazione "Cometa", ferma in un boschetto»


Sei mesi dopo questo breve accenno, la rivista «La Lettura» dedica un articolo al “Villino Automobile”. 

«Appena la primavera comincia, la baronessa si trasferisce coi suoi nella casa trasportabile, che è stata, nel Bois de Boulogne a Parigi, perfettamente arredata e che ha fatto delle gite di prova. Nella casa c’è tutto: salotto, stanza per il pianoforte, gabinetto di lettura, graziosi cantucci da conversarvi, camere da letto, e, provvista di tutti gli utensili necessari, la cucina. L’illuminazione è a elettricità; vi sono serbatoi di benzina, una piccola armeria, in caso di necessità, cani, gatti e pappagalli; e tutto ciò che serve alla difesa e all’agio della vita. E non bisogna dimenticare una numerosa serie di articoli per “sport”. Si parte, quando tutto è a posto, allegramente per il mondo: si va in Italia, si va in Svizzera, si va in Normandia. Si fanno con l’originale veicolo, la casa turistico-automobile, armata secondo gli ultimi portati della tecnica – il sontuoso trasporto si chiama “Cometa” – dalla primavera all’autunno centinaia e centinaia di chilometri. La casa si ferma nei luoghi più belli; la baronessa e i suoi visitano i dintorni e i castelli dei dintorni; ed essi non provano mai le noie dell’orario e le noie dei coupés di strada ferrata riboccanti di viaggiatori. Benzina per l’automobile ce né da per tutto. Veramente, una tale specie di viaggi non è a buon mercato, ma originale e straordinariamente variata».[2]


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«La palazzina automobile: cucina della vettura "Cometa"»


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«La palazzina automobile: salotto della vettura "Cometa"»


Alcune delle immagini a corredo di questo articolo erano già state pubblicate in febbraio, nel supplemento della rivista britannica «The Tatler». L’occasione era stata offerta dal ritorno dei coniugi Sennevoy da un viaggio di oltre 700 miglia e della durata di tre mesi, a bordo di Cométe, in Normandia. Le fotografie compongono due quadri. Nel primo, oltre al già noto esterno del palace on wheels con il barone alla finestra, si vedono due interni: il “cabinet de toilette” con ogni comodità moderna e il salotto dove la baronessa è fotografata impegnata in una conversazione telefonica!


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Il secondo quadro mostra il salotto, la veranda, la cucina, e un angolo iin cui la baronessa suona l’armonium.


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Cométe è la risposta al desiderio di trovare un mezzo in grado di unire i vantaggi dell’automobile con i comfort di un albergo di prima classe o addirittura, come affermò il barone se Sennevoy, con casa propria. Cométe poteva viaggiare, anche, sfruttando la linea ferroviaria o per via marittima. Le stanze erano ovviamente piccole ma in grado di contenere tutto quello di cui si poteva aver bisogno, lasciando spazio anche per le cose «assolutamente non essenziali come ornamenti e opere d’arte»!

Un modo di viaggiare con tutti i comfort ben diverso da quello che ha caratterizzato l’impresa vittoriosa dell’equipaggio italiano, composto dal principe Scipione Borghese e dal suo chauffeur Ettore Guizzardi, nel raid automobilistico Pechino-Parigi del 1907.

Un modo di viaggiare, quello dei coniugi Sennevoy, quasi romanzesco che, per certi versi - come scrive Universum nel suo articolo del 1908, ricorda il celebre romanzo di Alexandre Dumas padre dal titolo Mémoires d'un médicin. Joseph Balsamo ( Paris, Boulanger et Legrand, 1863 - 1864), in cui è descritto uno «straordinario veicolo, che messo in azione da un ingegnoso motore, serviva a un alchimista e alla sua famiglia come luogo di abitazione, come laboratorio e come mezzo di trasporti per gite di piacere».

Ramona Loffredo



[1] Riviste e giornali, in «Corriere della Sera», 13 novembre 1907.

[2] Universum, Il villino automobile, in «La lettura. Rivista mensile del Corriere della Sera», maggio 1908.