Il «brutto tetto a due acque» della torre cosiddetta di Ugo Bassi nel parco di Villa Spada a Bologna


Percorrendo via Saragozza si vede, stagliarsi sullo sfondo degli alberi del parco di Villa Spada, la torre neogotica dove per tradizione si dice sia stato rinchiuso Ugo Bassi (1801-1849) prima della sua esecuzione. Osservandola bene da vicino, si nota la presenza di un inconsueto tetto a falde poggiato sopra una merlatura tamponata. C’è sempre stato?


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La torre del parco di Villa Spada  (cartolina ed. G. Mengoli, Bologna. Collezione privata)


Nel 1964, durante i lavori comunali di ripristino del tetto, sono state trovate le tracce di una precedente copertura realizzata sotto la linea d’imposta della merlatura. Il dubbio, che la torre potesse terminare originariamente con un coronamento merlato, diventa quasi una certezza. Si ritiene però necessario, ipotizzando un ripristino della struttura originaria, trovare la documentazione storica-iconografica che ne attesti le modificazioni nel tempo. Si chiede l’aiuto dell’archivista della Biblioteca di Storia Patria, il cui lavoro di ricerca confluisce nella risposta del dott. Gino Nenzioni (1915-2004), direttore della Biblioteca comunale dell’Archiginnasio dal 1960 al 1980, che pur denunciando il mancato ritrovamento di iconografie e di notizie, oltre a quelle legate a Ugo Bassi, afferma che la torre è senz’altro del secolo XIX secolo ed «è molto probabile che in origine i merli fossero in vista e che la torre non avesse il brutto tetto a due acque che attualmente la ricopre; queste costruzioni di stile gotico romantico miravano a un aspetto suggestivo, che, nella fattispecie, si otteneva col coronamento merlato e non con un comune tetto: il quale ultimo veniva fatto, evidentemente, in un secondo tempo».

In mancanza di documentazione storica, si decide di non riportare la torre alla condizione originaria ma di lasciare la copertura così com’è, anche perché la sua immagine è fortemente radicata nel ricordo dei bolognesi. Rimane però viva e presente la domanda: quando e perché è stata modificata la copertura di questa torre?

La risposta arriva molti anni più tardi, nel 2018, con il ritrovamento e lo studio di alcuni importanti documenti fra i quali la scrittura privata d’affittamento con cui Clemente Spada (1778-1866), il proprietario della torre, la concede gratuitamente, con decorrenza 1° maggio 1860, al Governo con la facoltà di poterla usare come magazzino da polveri. Visti i possibili rischi, è subito chiarito che in caso di fortuito accidente di scoppio delle polveri sono previsti la ricostruzione o il risarcimento o l'indennizzo, alla famiglia Spada, di duemila lire. Questa occupazione temporanea ha una durata di tre anni rinnovabile di triennio in triennio per quante volte risulti utile all’Amministrazione militare nell’interesse della difesa della piazza.

Tra il maggio del 1860 e il marzo del 1861 sono, quindi, apportate le modifiche necessarie a rendere la struttura idonea al nuovo uso. Il Governo chiarisce però che, una volta restituita la torre al legittimo proprietario, non verrà rispristinato lo stato antecedente all’occupazione, rimarranno quindi «il coperto, le chiusure e simili stati costruiti per adattare il locale a magazzino per polveri».


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La torre del parco di Villa Spada nel 2018 (Archivio Kerylos Architettura)


Quando nel 1863, su richiesta di Clemente Spada, la torre è restituita al proprietario, i militari andandosene lasciano il tetto a falde e portano via il parafulmine, lo steccato che era stato costruito attorno alla torre e alcune piante da fiore. L'asportazione di queste ultime si deve al generale Enrico Cialdini (1811-1892) che aveva chiesto al principe Spada di permettere a un suo uomo di prendere «alcuni fiori da impiantare in vasi nel […suo] piccolo giardino». Non è sfuggita ai militari, e al generale in particolare, la bellezza e rarità delle piante da fiori (a cui lo Spada teneva tantissimo) ospitate nel giardino e nelle serre della bella villa neoclassica acquistata, con i propri denari, da Marianna Beaufort y Toledo (1786-1824), moglie di Clemente Spada, per il «sollievo dei suoi figli».

 Ramona Loffedo


Per approfondire vedi: R. Loffredo, Dal Palazzo di Ravone a Villa Spada (1807-1973), in «Strenna Storica Bolognese», A. LXVIII (2018), pp. 325-341.