Perché sono rare le immagini del marchese Carlo Alberto Pizzardi?

«Sono tornato in questi giorni nello studio - se così vogliamo chiamare quegli ampi locali affollati di statue enormi e di piccole e graziose opere d'arte - dello scultore Pasquale Rizzoli, e perché espressamente invitato da lui per ragioni… professionali. Proprio così. L’amministratore degli ospedali, l'attivo è davvero benemerito ing. Umberto Ferri, ha pensato e voluto un ricordo del marchese Carlo Alberto Pizzardi, a testimonianza della gratitudine dei cittadini per il munifico donatore del Tubercolosario. Già il Rizzoli ha eseguiti i due gruppi che si ammirano all'ingresso per la concezione e la squisita fattura: la speranza che sorregge la vita; la scienza che arresta il cammino insidioso e tortuoso del male. Ma qui, per il busto del compianto marchese, il compito era più difficile: si trattava di trarne l'effige col solo aiuto di una fotografia: e di prospetto per giunta!

-       Lei che lo ha avvicinato, mi ha detto Pasquale Rizzoli, venga a vedere se gli somiglia…

Perché i bolognesi sanno che quest'uomo che durante la sua vita ha profuso i suoi milioni, silenziosamente, in opere di bene, e morendo ha lasciato tutto il suo patrimonio per lenire le sofferenze degli umili, imponendo lo seppellissero nel campo dei poveri, sotto l'incalzare degli anni poneva una cura meticolosa, quasi assillante nell’isolarsi: solo voleva essere, per essere più di tutti; e lo sanno quanti si sono rivolti a lui per aiuto. Ma fuggiva gli uomini. Non voleva contatti che con quelli… strettamente necessari per svolgere la sua opera filantropica.

Un aneddoto. Dopo un'altra di quelle elargizioni di milioni, un collega aveva pensato di pubblicare il ritratto sul giornale. Dove trovarlo? Ebbe un lampo di genio l'arguto giornalista: fece chiedere al marchese il permesso di «girare» un film nel cortile della sua abitazione e pel quale si apriva l'ampia finestra dello studio. La curiosità lo avrebbe indotto a guardare e allora l'operatore, che altro incarico non aveva se non quello di puntare l'obiettivo contro la finestra, avrebbe raggiunto lo scopo. Eh, sì: invano due giovanotti camuffati da apaches facevano prodigi di acrobazia simulando un furto con scasso: la finestra rimaneva ermeticamente chiusa!

Eppure Pasquale Rizzoli l’ha ricostruito somigliante. Non è il vecchio marchese dall'incedere quasi incerto; e il gentiluomo nella pienezza delle sue forze; non il misantropo che si isolava dal mondo, ma l'uomo socievole, dal viso aperto ad un giocondo sorriso.

Così, come tutti vorremmo fossero ritratti gli uomini…».

Busto PizzardiJPG


(Testo e immagine tratte da: Dante Manetti, Scultori bolognesi Pasquale Rizzoli, «Vita Nova», A. VII, maggio 1931, pp. 405-406)