Un cofano, con le torri e le mura di Bologna, ideato da Alfonso Rubbiani

Il dono delle signore bolognesi a S.A.R. la principessa di Napoli

(con una nota sul cofano donato dai romani alla regina Margherita)


A Firenze, il 30 gennaio 1897, Sua Altezza Reale la principessa di Napoli ricevette un piccolo Comitato di signore bolognesi presieduto da donna Laura Acton Minghetti (1829-1915) e composto da donna Anna Cloetta Pelliccioni e dalle contesse Lina Bianconcini Cavazza (1861-1946) e Carmelita Cagnola Zucchini (1854-1936). L’incontro offrì l’occasione per consegnare personalmente alla principessa Elena, nata Jelena Petrović-Njegoš - dal 24 ottobre 1896 moglie del futuro re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia - il dono di nozze che, su iniziativa della Minghetti e ideazione del cavaliere Alfonso Rubbiani (1848-1913), era stato realizzato per lei, nella città felsinea, da importanti artisti. Le bolognesi scelsero – a differenza delle torinesi che offrirono un ragguardevole album con 27 dipinti e disegni dei più valenti artisti di Torino e delle lucchesi un tagliacarte d’oro formato a guisa di pugnale ideato dall’orafo prof. Nicola Farnesi (1836-1904) – un cofano di matrimonio destinato a custodire trine e merletti. Il dono era chiaramente tradizionale nell’idea – il cofano era già presente nei corredi nuziali del secolo XV – ma moderno nella decorazione.


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Il dono delle signore bolognesi a S.A.R. la principessa di Napoli («L’Illustrazione Italiana», a. XXIV, n. 8, 21 febbraio 1897, p. 116).


Fu possibile ammirare il cofano, prima del suo trasporto a Firenze, attraverso le splendide vetrine a specchi del negozio dei Successori Baroni sotto il portico del Pavaglione, un «grande e ricco magazzeno [… in grado di offrire] tutto ciò che l'arte della moda femminile, quest'arte figlia del buongusto e sorella del capriccio, immagina per rendere seducente la donna». (Guida illustrata di Bologna, 1892)


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Il cofano delle signore bolognesi donato alla principessa Elena («L’Illustrazione Italiana», a. XXIV, n. 8, 21 febbraio 1897, p. 116)


Il prezioso cofano di legno dipinto, intagliato e dorato - lungo 85 cm, alto 50 cm e largo 45 cm – rimase lì, in quegli eleganti e vasti magazzini di stoffe e vestiti, sotto l’occhio estasiato o critico dei bolognesi. Eccone una descrizione:


«Tutta la decorazione ha un senso allegorico espresso quasi araldicamente, e allude all’esultanza di Bologna  per le reali nozze. Tutt’intorno gira la corona delle porte turrite e delle mura di Bologna. E mura e porte sorgono su da un prato di margherite e di fieni in fiore. Le porte mostransi pavesate di stemmi; e festoni addobbano le mura merlate. Sui due prospetti si schierano le porte che hanno in alto il massiccio sporgente e bertesche, come Porta Castiglione, San Mamolo, San Felice. Nelle due testate, sono: Porta Garibaldi e Porta Saragozza; l’una col ricordo Hic victoria libertatis; l’altra coll’accenno Hinc Virginis triumphum. Al di là delle mura, sull’azzurro cielo si disegna il profilo crestato delle torri, dei templi, della città; e dal chiuso cittadino ergonsi grandi antenne d’oro, da cui svolazzano, formando, come un fregio araldico che occupa quasi tutta l’aria, tanti orifiammi recanti gli stemmi di Savoia, Petrovich, Bologna. Tutta questa scena araldica di Bologna è come vista attraverso una pergola di rosai di siepe, che tratti in intaglio da Vittorio Fiori, e dorati, salgono su lungo gli angoli, formando due zone di fiori che vengono a congiungersi sulla linea dorsale del cofano.


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Le quattro figurine disegnate da Augusto Sezanne («L’Illustrazione Italiana», a. XXIV, n. 8, 21 febbraio 1897, p. 116)

Quattro figurine di fanciulle, modellate da Giuseppe Romagnoli, in bassissimo rilievo sopra acquerelli del Sezanne mostransi tra i rosai della pergola. Sono quattro suonatrici di mandolino; come una serenata alla Sposa.

Ad lætitiam regiæ stirpis, dice uno dei saluti, e intrecciarsi ad una fronda di oleandro fiorito. Ad pacem italiæ gentis, dice un altro, e muovesi fra un ramo d’ulivo. Quasi flos vitæ novæ, così la principessa è salutata presso un ramoscello di mandorlo coi novi fiori. E infine, attorno una stella che appare, simile all’Edelweis, Elena di Montenegro è salutata: Quasi mite signum ex Oriente. Nella stessa curva del coperchio è la dedica: Ad Elena Petrovich nelle sue nozze con Vittorio Emanuele di Savoia. Le signore bolognesi. MDCCCXCVI. Le maniglie, in argento dorato, fusione ed opera cesellata di Augusto Milani, sono foggiate come rami rosa di siepe con imitazione quasi al naturale della simbolica pianta. Anch’esse, disegno del Sezanne.

Il cofano, nell’interno, è tappezzato di raso bianco-avorio, e per difesa esterna ha una specie di coperta in velluto verde. Un insieme d’arcaismo gentilissimo; un cofano regale». 

(«L’Illustrazione italiana», a. XXIV, n. 8, 21 febbraio 1897, p. 116)


Le persone coinvolte in questa realizzazione (dalle committenti, agli ideatori, agli esecutori) ritorneranno ad animare, a diverso titolo, le pagine della storia bolognese.


Il cofano donato dai romani alla regina Margherita

Nel 1901 arrivò in Casa Savoia un altro cofano, questa volta si trattò di un omaggio tributato dai romani alla Regina madre Margherita come ringraziamento per aver scelto Roma come propria dimora. Il Comitato, presieduto dal principe Colonna di Sonnino, riuscì a raccogliere in due grandi volumi 80.000 firme di cittadini appartenenti a ogni ceto sociale. Il cofano, contenente gli album e una pergamena, fu consegnato da una commissione d’onore composta dal principe Prospero Colonna (sindaco di Roma), dal duca Leopoldo Torlonia, da Guido Baccelli ecc. 

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Il cofano dei romani alla regina Margherita, Fotografia Felicetti («L’Illustrazione italiana», a. XXVIII, n. 24, 16 giugno 1901, p. 411)


«I volumi, la pergamena e il cofano sono inspirati al moderno stile floreale. Al prof. Giri è dovuta la modellatura del cofano e i disegni degli album.

Gli album sono rilegati in pelle bianca, impressa, coll’arma reale in rilievo. La parte ornamentale del cofano è tutta bronzo, finemente cesellato con patina d’argento antico, che dà al metallo un’apparenza di leggerezza e di morbidezza; e tutta l’ornamentazione riposa e si svolge sopra fondo di velluto verde. Gli album sono mirabili, specialmente per gl’iris in rilievo.


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Il cofano dei romani alla regina Margherita, Fotografia Felicetti («L’Illustrazione italiana», a. XXVIII, n. 24, 16 giugno 1901, p. 411)

La pergamena contiene le riverenti, affettuose parole che i Romani rivolgono a S.M. la regina madre. Furono dettate da Guido Baccelli. In basso, v’è la figura muliebre di Roma, che, con lo sguardo rivolto alle parole dell’indirizzo, addita la veduta generale della Città eterna, dipinta a guisa di mosaico bizantino. Sopra la figura, sta la croce di Savoja sormontata dalla storica lupa. Il tutto è miniato sopra un campo floreale con rilievi dorati. La pergamena è miniata dal Leoni; lo Schmitz si è dedicati alle incisioni all’acquaforte; il Galli alla cesellatura; il Nisini alla parte decorativa del metallo [...] L'omaggio e il ringraziamento dei Romani rmarrà nella memoria dell'augusta Donna, che per essi, ripeterà le affettuose parole della pergamente Roma prima in tutto, anche pel cuore dei suoi abitanti».

(«L’Illustrazione italiana», a. XXVIII, n. 24, 16 giugno 1901, p. 411)

Il cofano variamente interpretato rimane tra la fine del '800 e l'inizio del '900 uno dei doni prediletti.

Ramona Loffredo

 


Bibliografia

Guida illustrata di Bologna, storica, artistica, industriale, corredata di due piante cromolitografiche,
Stab. Tip. Succ. Monti, Bologna 1892; Il dono delle signore bolognesi a S.A.R. la principessa di Napoli, in «L’Illustrazione Italiana», a. XXIV, n. 8, 21 febbraio 1897, p. 116; Il cofano dei romani alla regina Margherita, in «L’Illustrazione italiana», a. XXVIII, n. 24, 16 giugno 1901, p. 411;  G. Paltrinieri, Alfonso Rubbiani: autore del cofano per le nozze Savoia-Petrovich, e di quello della corazzata “Regina Margherita”, in «Strenna Storica Bolognese», vol. LXIII, a. 2013, pp. 337-354.